Manlio Bacosi Dal volume “FIORONI fantasticherie” a cura di Nicola Micieli, Bi&Vu, Pisa, 1993.
Sono vari anni che seguo con interesse l’amico Giuseppe Fioroni e sono stato sempre attento al suo operare, però non posso attardarmi ad una indagine nel suo lavoro, bensi; al massimo, posso tracciare un accenno sulla complessità dell’uomo, amichevolmente, non attraverso le testimonianze fornitemi dalla pittura, perché sarebbe compito arduo e incompleto. Intanto dirò che per avere una visione per lo meno approssimativa sulla sua vita è bene isolarla dal quotidiano, per entrare nei suoi desideri segreti, nella sua natura indagatrice e allora potrà delinearsi una immagine affascinante.
Nulla in lui è semplice: le contraddizioni, i salti di umore sono la sua stessa vita. Nei momenti di serenità che sono di durata imprevedibile, Fioroni ama arricchire la sua cultura e allora prende in esame autori, indaga nel tempo, si pone dubbi ed interrogativi, fa autocritica, insomma percorre questa avventura senza fine con coerenza e fede. Comunque, ripeto, non voglio e non posso entrare nel motivo ispiratore del suo lavoro, certo che l’amico critico Nicola Micieli, che si è assunto il compito di entrare nel vivo del problema, darà ampi ragguagli per una lettura esauriente dell’opera del nostro.
Al di là dell’affetto fraterno che ci lega, io vorrei tanto che questa fatica monografica fosse la conferma che ho visto giusto nelle dimensioni del messaggio trasmessoci da Fioroni, frutto di una intensa e sofferta sensibilità poetica.