Rossana Pittelli

È come se si aprisse il sipario di un teatro quando si è di fronte alle opere di Giuseppe Fioroni: è come se si spalancasse un varco verso quel po’ di libertà che si può conseguire nella recita a soggetto del sacro canovaccio del destino e affrontare il pathos dell’esistenza in un catartico gioco di arte e poesia.

 

Sono dicotomie che si incastrano perfettamente nella trama dell’esistenza: il sacro e il profano, la fiaba e il reale, il Medioevo e il ricordo di ieri.

 

Ecco il clown, metafora della vita intesa come una divinità beffarda che è in grado di prendersi gioco di noi, Pinocchio, esempio della crescita, figure cavalleresche e altre provenienti dai Tarocchi o dalla Bibbia,che delineano una pinacoteca di emblemi che parlano all’individuo e alla collettività in quanto insieme di tradizioni, miti e riti. I suoi eroi non sono riconducibili a nessuno stereotipo, non sono gli insoliti personaggi rappresentati da pittori con il mito di Mirò: i bagatti, i saltimbanchi, gli gnomi, i zigani hanno un sapore di genuinità che non è mai compiaciuta ne’ artefatta, espressione di uno spirito libero e liberato che rifiuta qualsiasi maniera, manifestando spesso un ritmo fabulatorio vivace, quasi festoso.

 

Giuseppe Fioroni: le sue opere sussurrano segreti e svelano sogni.il dreams.